Nel 1981, l’architetto Renzo Piano fonda il Renzo Piano Building Workshop (RPBW) con uffici a Genova e Parigi.

All’interno dello studio lavorano 110 architetti, supportati da uno staff di 30 professionisti, come artisti di visualizzazione 3D, modellisti e archivisti.

Nel mondo, il Renzo Piano Building Workshop ha realizzato oltre 140 progetti, tra i quali l’Academy Museum of Motion Pictures, del quale abbiamo parlato in questo articolo.

Molto spesso i progetti vengono creati da team multidisciplinari e lo staff di architetti è coinvolto dall’inizio alla fine.

Ogni architetto fornisce servizi di design architettonico e consulenza nella fase di costruzione, tuttavia le competenze del team vanno oltre questo, includendo anche attività di design di interni e pianificazione urbanistica e paesaggistica.

Francesco Terranova è un modellista del Renzo Piano Building Workshop della sede di Genova, in grado di creare plastici architettonici complessi, usando una combinazione equilibrata di strumenti tradizionali e tecnologie digitali, come la stampa 3D.

Scopriamo insieme a lui com’è l’esperienza del RPBW con i modelli stampati 3D, grazie a un’intervista di Formlabs.

“Design to Build”: progettare per costruire

Uno dei punti di forza del Renzo Piano Building Workshop è “Design to Build”, tradotto letteralmente “Progettare per costruire”.

Questo per poter garantire fin da subito che ogni dettaglio funzionerà e contribuirà perfettamente alla realizzazione dell’edificio finale.

Per ogni progetto vengono realizzati centinaia di modelli sia in grande che piccola scala, per poter fare dei test su varie proposte. 

Questo passaggio è essenziale, poiché è proprio attorno a questi modelli che si incontrano gli architetti per fare brainstorming e proporre le proprie idee per le parti di design.

Molto spesso capita che gli architetti apportino direttamente modifiche ai modelli, che possono successivamente riprodurre in CAD. 

I modelli giocano un ruolo cruciale, perché quando i clienti si presentano allo studio per avere aggiornamenti sui progetti, solo lì possono vederli in modo tangibile.

Francesco Terranova afferma: 

“I nostri modelli cambiano ogni giorno, o anche ogni ora. Poiché gli architetti cambiano il progetto molto rapidamente, il più delle volte non abbiamo abbastanza tempo per farlo a mano. Pertanto, dobbiamo trovare un modo per farlo più velocemente”.

La stampante SLA Form 3, ad esempio, è una di quelle utilizzate per accelerare la produzione di modelli in scala.

Modelli in scala: come vengono realizzati

Come già accennato prima, i modellisti, per creare le varie parti del modello in scala, utilizzano una combinazione di strumenti tradizionali e tecnologie digitali come stampanti 3D, fresatrici CNC e taglierine laser.

Sempre Francesco Terranova spiega:

“Normalmente iniziamo a stampare il modello in scala su carta per capire le dimensioni reali del modello. Se abbiamo un modello che è di 1 metro per 1 metro, dobbiamo capire come dividerlo, perché spesso, se il modello è troppo ingombrante per essere spostato o trasportato, dobbiamo considerare di costruirlo già diviso in due o più pezzi, per essere rimontato una volta giunto a destinazione”.

La stampa 3D è ideale per geometrie non facili da realizzare a mano, come sfere e superfici curve, poiché puoi fare esattamente quello che vedi nel file 3D.

I modellisti utilizzano le stampanti 3D il più possibile per facilitare il loro lavoro, soprattutto per le parti complesse come scale e alberi, che richiederebbero molto tempo per la produzione a mano. 

Ad esempio, i complessi giunti delle colonne per il modello del nuovo ponte autostradale San Giorgio a Genova, che ha recentemente sostituito il crollato ponte Morandi, sono stati stampati in 3D.

Gli architetti usano il software CAD Autodesk Revit per creare file digitali, tuttavia questi non possono essere sempre utilizzati per creare direttamente i modelli in scala fisica. 

Il file esportato ha gli edifici completi di tutto (tubi, rubinetti, mobili), quindi i modellisti devono pulire la lima e considerare gli spessori che possono usare per adattare il modello 3D.

Stampa 3D: scegliere la giusta tecnologia

Lo studio di Genova ha ottenuto la sua prima stampante 3D sei anni fa e da allora ne ha provate tante altre, ampliando la sua squadra a 3 macchine con 3 tecnologie diverse.

Francesco Terranova racconta:

“Sei anni fa, abbiamo iniziato con una macchina a base di polvere [che utilizza la tecnologia binder jetting]. Non era molto utile perché era molto sensibile all’umidità e la precisione non era ciò di cui avevamo bisogno. Quindi, siamo passati alla Form 2, [che utilizza la tecnologia di stampa 3D stereolitografica (SLA)]. Quindi, abbiamo aggiunto una 3D Systems [stampante a getto di materiale di grande formato] che stampa con la resina. E abbiamo anche una piccola stampante 3D FDM che funziona con PLA e ABS”.

Recentemente, lo studio ha aggiornato la Form 2 con la stampante Form 3 SLA di Formlabs, che ha permesso di stampare alcuni dei modelli più complessi, risparmiando anche tempo nella post-elaborazione.

Francesco Terranova ritiene che, in futuro, le stampanti 3D saranno strumenti essenziali nella maggior parte dei laboratori e delle pratiche di architettura.