La definizione di Placemaking non è standard, poiché dipende da tanti fattori e dal punto di vista di chi lo definisce, come quello dei progettisti, dei cittadini, dei funzionari pubblici, delle organizzazioni e dei “placemaker”.
In linea generale, possiamo dare l’idea di ciò che il Placemaking dovrebbe rappresentare: un grande spazio pubblico dove è piacevole trascorrere il tempo e dove torneresti ancora e ancora.
Il Placemaking ispira le persone a reimmaginare e reinventare collettivamente gli spazi pubblici, rendendoli il cuore di ogni comunità.
Questo processo diventa essenziale per migliorare un quartiere, una città o una regione, grazie a un approccio pratico efficace, focalizzato soprattutto sui luoghi pubblici isolati o abbandonati a se stessi.
È un processo collaborativo, attraverso il quale si può modellare la sfera pubblica, per massimizzare il valore condiviso, rafforzando la connessione tra le persone e i luoghi che condividono.
Placemaking e il contributo della comunità
Oltre a promuovere una migliore progettazione urbana, il Placemaking presta particolare attenzione alle identità fisiche, culturali e sociali che definiscono un luogo.
Considerando la collettività come priorità, il processo di creazione di luoghi capitalizza le risorse, l’ispirazione e il potenziale di una comunità locale.
In questo modo, tutto si traduce nella realizzazione di spazi pubblici di qualità, capaci di contribuire alla salute, alla felicità e al benessere delle persone.
Il Placemaking mostra alle persone quanto possa essere potente la loro visione collettiva: re-immaginare gli spazi quotidiani e vedere il potenziale di parchi, centri urbani, lungomare, piazze, quartieri, strade, mercati, campus ed edifici pubblici.
Le origini del Placemaking
Il Project for Public Spaces (PPS), un’organizzazione che promuove iniziative di Placemaking in diversi paesi del mondo, ha iniziato a utilizzare il termine negli anni ’90.
Ma non è un’idea nuova, infatti già negli anni ’60, scrittori come Jane Jacobs e William H. Whyte – mentori del PPS – introdussero alcune idee, diventate la base per lo sviluppo del concetto, consolidatosi solo decenni dopo.
Il PPS ha contribuito a diffondere la conoscenza lanciando linee guida sullo sviluppo di grandi spazi pubblici e fornendo raccomandazioni su come migliorare la vita nelle città.
Per questa organizzazione, il placemaking è sia un processo che una filosofia, incentrati sull’osservazione, l’ascolto e le interviste alle persone che vivono, lavorano e giocano in uno spazio particolare.
Questa fase è molto importante per comprendere le loro esigenze e aspirazioni per lo spazio e per la comunità.
Questa visione può evolvere rapidamente in una strategia di implementazione, iniziando con le migliorie più veloci ed economiche, che portano benefici immediati sia agli spazi stessi che alle persone che li utilizzano.
Principi chiave del Placemaking
L’approccio al Placemaking di Project for Public Spaces può essere un trampolino di lancio per il rilancio della comunità.
Dalla loro esperienza, hanno identificato “11 Principi per creare grandi luoghi pubblici”, linee guida per aiutare le comunità a integrare opinioni diverse in modo coeso.
Questi 11 consigli possono trasformare una visione condivisa in una realtà, ma solo trovando la pazienza di fare piccoli passi, di ascoltare veramente e di vedere cosa funziona meglio in un particolare contesto.
- La comunità è l’esperto: identificare i talenti e le risorse all’interno della collettività, che possono fornire una prospettiva storica e preziose informazioni su come funziona l’area e quali sono le criticità.
- Creare un luogo, non un progetto: l’obiettivo è realizzare un luogo con un forte senso di comunità e un’immagine accogliente, un ambiente che sia qualcosa di più della somma delle sue parti.
- Cercare partner: inestimabili nel fornire supporto e far decollare un progetto. Possono essere istituzioni locali, musei, scuole e altri.
- Capire molto, solo osservando: si può imparare molto dai successi e dai fallimenti degli altri. Osservando come le persone utilizzano (o non utilizzano) gli spazi pubblici e scoprendo cosa gli piace e cosa non gli piace, è possibile valutare cosa li fa funzionare o meno.
- Avere una visione: comprendere quali attività potranno svolgersi nel luogo, come renderlo accogliente e come valorizzarlo. Un luogo pubblico deve infondere un senso di orgoglio nelle persone che vivono e lavorano nel territorio circostante.
- Iniziare dalle petunie (più leggero, più veloce più economico): “Più leggero, più veloce, più economico” è una frase presa in prestito da Eric Reynolds per descrivere le soluzioni semplici, a breve termine e a basso costo che stanno avendo un impatto notevole sulla formazione di quartieri e città. Posti a sedere, caffè all’aperto, arte pubblica, strisce pedonali, giardini e murales sono esempi di miglioramenti che possono essere realizzati in breve tempo.
- Triangolare: “La triangolazione è il processo mediante il quale uno stimolo esterno fornisce un collegamento tra le persone e spinge gli estranei a parlare con altri estranei come se si conoscessero” (Holly Whyte). In uno spazio pubblico, la scelta e la disposizione di elementi diversi in relazione tra loro può mettere in moto (o meno) il processo di triangolazione.
- Dicono sempre “Non può essere fatto”: creare buoni spazi pubblici significa inevitabilmente incontrare ostacoli, perché nessuno nel settore pubblico o privato ha il compito o la responsabilità di “creare luoghi”. Iniziare con miglioramenti a sostegno della comunità su piccola scala può dimostrare l’importanza dei vari luoghi.
- La forma supporta la funzione: tutti i passi precedenti forniscono il concetto per lo spazio. Sebbene il design sia importante, questi altri elementi ti dicono di quale “forma” hai bisogno per realizzare la visione futura dell’ambiente.
- Il denaro non è il problema: se la comunità e altri partner sono coinvolti nella programmazione e in altre attività, questo può ridurre i costi. Seguendo questi passaggi, le persone avranno così tanto entusiasmo per il progetto che il costo sarà distribuito in modo più ampio e di conseguenza non significativo rispetto ai benefici.
- Non è mai finito: per natura, gli spazi pubblici di valore, che rispondono ai bisogni, alle opinioni e ai continui cambiamenti della comunità, richiedono attenzione. I servizi si consumano, le esigenze cambiano e altre cose accadono. Bisogna essere aperti alla necessità di cambiamento e avere flessibilità gestionale.
Gli 11 Principi, insieme ad altri strumenti sviluppati per migliorare i luoghi, come il Potere del 10 – i luoghi prosperano quando gli utenti hanno una serie di motivi (10+) per essere lì – aiutano i cittadini a portare immensi cambiamenti nelle loro comunità.
Placemaking: quando un luogo è considerato uno spazio pubblico di valore?
Oggi, il termine “placemaking” è usato in molti contesti, non solo da cittadini e organizzazioni impegnate nel miglioramento della comunità, ma anche da pianificatori e sviluppatori che lo usano come “marchio” per implicare autenticità e qualità.
Tuttavia, se il processo non è realmente radicato nella partecipazione pubblica, diluisce il potenziale, poiché realizzare un luogo non è la stessa cosa che costruire un edificio oppure progettare una piazza.
Il Placemaking autentico è visibile quando persone di tutte le età, abilità e background socio-economici possono non solo accedere e godere di un luogo, ma anche svolgere un ruolo chiave nella sua identità, creazione e mantenimento.
Il Place Diagram è uno degli strumenti del Project for Public Spaces, sviluppato per aiutare le comunità a valutare i luoghi.
L’anello interno rappresenta gli attributi chiave di un luogo, l’anello centrale le sue qualità intangibili e l’anello esterno i suoi dati misurabili.
Insomma, come abbiamo potuto capire, il Placemaking appartiene a tutti, soprattutto a chi vuole rendere i luoghi pubblici, spazi di valore per la comunità.
Per approfondire l’argomento, puoi scaricare questo piccolo libro“Placemaking, come sarebbe se costruissimo le nostre città intorno ai luoghi?”.